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Massimo Milella

A margine di The Global City


La brillante recensione di Tommaso Chimenti su recensito https://www.recensito.net/teatro/instabili-vaganti-global-city-recensione.html è in grado di innescare immediatamente la curiosità di assistere al nuovo lavoro di Instabili Vaganti, The Global City, a due anni dall’algido e spigoloso Made in Ilva.

Nella recensione di Chimenti in realtà, con competenza e intelligenza, c'è già molto, l'incerto esito di un percorso, il sospetto di un compiacimento artistico che non riesca a raggiungere l'universalità del teatro, la condivisibile perplessità su alcuni dei quadri dello spettacolo, i progressi estetici nella creatura di Dorno e Pianzola, rispetto a certe asprezze performative del proprio passato.

Eppure due note da aggiungere ci sentiamo di registrarle: una formale e una di contenuto.

Sul piano formale, ovvero della messinscena, The Global City, nel bene e nel male, pare il frutto più o meno consapevole di un'idealizzazione, risente di un passaggio dal testo alla scena forse poco sorvegliato, senza adeguati filtri ma anche – e questo è un pregio – senza paracadute. Lo spettacolo dunque incespica, cade, crolla ma si rialza sempre con leggerezza quasi infantile e con questo suo carattere così innocente e onesto colpisce più a fondo di quanto creda di fare quando utilizza il linguaggio complesso delle proiezioni o si relaziona – con difficoltà – con il Coro.

Foto di Matilde Pisani

La caparbietà dei due Instabili Vaganti è, di fatto, in grado di sedurre, il loro disperato bisogno di creare anche laddove il materiale drammaturgico non sia proprio un granché – la scena dei bicchierini, al limite del cabaret, è molto istruttiva sul senso di limitatezza ma anche di genuinità, entrambe alla base di questo progetto – il desiderio di volare come supereroi attraverso le proprie aspirazioni artistiche, sono tutti aspetti decisivi che orientano la regia verso una generica eppure convincente dichiarazione di entusiasmo nei confronti del proprio sogno, sterminato come il pianeta.

E sul piano dei contenuti, invece, imperfetti, ma innamorati, gli Instabili Vaganti mettono in scena un inequivocabile disorientamento, un vero e proprio spaesamento, rispetto alla grossa fetta di mondo che hanno misurato con le proprie tournée. Finiranno per evocare lo spettro di una drammatica assenza d'identità che divora, annulla, asciuga i ricordi – prova autentica dell'unicità di un'esperienza - in un elenco numerato, burocratico, incessante. Questa è senza dubbio l'anima nera di The Global City, l'aspetto più autenticamente politico, ovviamente molto più forte di qualsiasi maschera di Donald Trump.

Foto di Matilde Pisani

Visto al Teatro Nazionale di Genova, sala Mercato

Drammaturgia: Nicola Pianzola Regia, scene, ideazione video: Anna Dora Dorno Interpreti: Nicola Pianzola, Anna Dora Dorno Coro scenico: Claudia Marsulli, Antonio di Castri, Rosanna Gualdi, Marco Mazza, Francesca Flotta, Marianna Maretto, Roberta Rotante Musiche originali: Riccardo Nanni Disegno luci: Anna Dora Dorno, Mattia Bagnoli Tecnico video mapping: Alex Pietro Marra Coreografie, costumi: Instabili Vaganti

Con il sostegno di MiBACT e SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea” e Bando #CREA della Fondazione Sipario Toscana Onlus

Residenze artistico-produttive IAC Inter Arts Centre – Svezia, Au Brana Residential Centre for Performance Research – Francia, La città del Teatro di Cascina, Re.Te.Ospitale di Satriano di Lucania.

Con il contributo di Regione Emilia Romagna, Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, Istituto Italiano di Cultura di Montevideo.

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oca, oche, critica teatrale
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