Negli ultimi giorni di ottobre, Irene Serini porta al Teatro della Tosse Abracadabra – Incantesimi di Mario Mieli, quinto e ultimo studio costruito intorno alla figura dell’intellettuale milanese e al suo noto saggio Elementi di critica omosessuale (1977). L’intreccio – e la collisione – tra la componente meta-teatrale e quella rappresentativa costituiscono la base su cui si regge lo spettacolo, che vede in scena, assieme a Serini, Anna Resmini, Caterina Simonelli, già presenti in alcuni precedenti studi, e Luca Oldani.
Il fondale è dominato da una grande lavagna di ardesia, su cui Resmini disegna, mentre sul resto del palcoscenico, oltre a un mixer luci e suoni controllato da Simonelli, figurano un paio di sedie e una struttura di forma quadrata, continuamente maneggiata e riposizionata, deputata a spazio della rappresentazione. Come se fosse un piccolo recinto estetico, al suo interno vengono recitate scene che rimandano più o meno fedelmente all’esperienza biografica e intellettuale di Mario Mieli, mentre al suo esterno viene plasmata la finzione meta-teatrale. In momenti e modi diversi, Resmini, Simonelli e Oldani giocano la parte degli attori ribelli all’ordine imposto da Serini. Quest’ultima viene in più occasioni interrotta, oscurata e contraddetta, nel suo tentativo di trasmettere al pubblico una componente fondamentale nella teorizzazione di Mario Mieli, quella della riformulazione e della “snaturalizzazione” del desiderio.
La messa in discussione della norma eterosessuale, il riconoscimento dei vincoli che reprimono la libera circolazione del desiderio e la formulazione di un’educazione capace di rimuoverli sono passaggi importanti della rilettura marxista e omosessuale della psicoanalisi freudiana operata da Mario Mieli. Abracadabra li rilancia al pubblico in modo esplicito, evitando quasi del tutto citazioni letterali dal testo e affidandosi piuttosto a una drammaturgia elettrizzata e indisciplinata, che rispecchia la natura di “studio” dell’operazione di Serini. La sezione rappresentativa e quella meta-teatrale, infatti, non si alternano con frequenza costante e ordinata, ma si avvicendano in maniera vorticosa, rendendo i riferimenti, gli spunti e, addirittura, le situazioni presentate in scena difficili da catturare e definire una volta per tutte. I lampi di riflessione con cui gli attori e le attrici illuminano la platea creano una costellazione di senso asistematica, riferita alla storia degli e delle interpreti in scena, a Mario Mieli, alla realtà contemporanea, alla natura del teatro.
“Ho definito transessuale la nostra disponibilità erotica potenziale, costretta dalla repressione alla latenza o soggetta a più o meno severa rimozione, e ho indicato pertanto nella transessualità il télos (e télos proprio in quanto fine interno) della lotta per la liberazione dell’Eros” (Mieli, Elementi di critica omossessuale). La riflessione sul significato del prefisso “trans” è un punto cardine del saggio di Mieli e dello spettacolo di Serini. Se l’intellettuale milanese la affronta su un piano politico e psicoanalitico - essere al di là del genere istituzionalizzato e burocratico è prerogativa insita, e spesso repressa, dell’essere umano -, in Abracadabra essa investe anche il campo specifico della rappresentazione scenica. Uno studio multiforme come quello condotto da Serini, che alterna sperimentazione scenica (il monologo di Oldani con la sala intera immersa nel buio), momenti puramente coreografici e dichiarazioni da “teatro conferenza”, dà sostanza ad alcune competenze politiche che di tanto in tanto vediamo associate allo spettacolo teatrale: portare lo spettatore oltre le sue convinzioni, eccitarne il pensiero, spingerlo a considerare suscettibili di cambiamento le posizioni e i ruoli dei corpi che informano la sua realtà.
Elementi di pregio: Portare il pensiero di Mario Mieli in scena - e all'interno di un dibattito pubblico che fatica a riconoscerlo - attraverso una forma brillante e metamorfica, senza toni cattedratici o pose militanti.
Limiti: L'inevitabile scollamento, nell'esperienza dello spettatore, tra questo studio e i quattro che lo hanno preceduto. La speranza di vederli tutti riuniti in un'occasione futura è la risposta all'avvertimento di questo limite.
Visto a Genova al Teatro della Tosse il 24 ottobre 2021.
di Irene Serini con Luca Oldani, Anna Resmini, Irene Serini, Caterina Simonelli luci e suono di Caterina Simonelli disegni in scena di Anna Resmini segno e locandina Christian Tubito organizzazione e produzione di Maurizio Guagnetti e Compagnia IF Prana con il sostegno di residenza artistica Olinda e Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse
primo spettatore Fabio Cherstich
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