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Francesca Picci

Al presente | Il sublime incontro tra arte e follia

Attraverso la città leggermente imbiancata per recarmi a Teatro Europa, bellissimo e intimo spazio nella prima periferia di Parma. Tutto è bianco, il bianco soffice e pacificante della neve. Ritorno con la mente allo spettacolo visto la sera prima: Al presente, di e con Danio Manfredini. Uno spettacolo realizzato nel 1998, per il quale Manfredini ha ricevuto il Premio Ubu come migliore attore. Anche ieri sera tutto era bianco: la scena - bianche le pareti e il pavimento - il costume dell’attore e il suo trucco (cerone bianco e occhi contornati di rosso), bianco il pannello, elemento utilizzato anche per le proiezioni, il lenzuolo e i pochi altri elementi scenici presenti. Un bianco definitivo e assoluto quello dello spettacolo, quasi un eccesso di luce. Eppure, alla fine, una pacificazione simile a quella di un manto di neve.



Lo spettacolo è un omaggio ai pazienti psichiatrici con i quali Danio Manfredini ha lavorato come insegnante di pittura per oltre 12 anni; un omaggio alla loro unicità, al loro essere in contatto con la propria natura profonda, con le luci e le ombre dell’umano. Luci e ombre in cui Manfredini entra con maestria e leggerezza, lasciando che il corpo ne sia attraversato, rendendo visibile e concreto ciò che solitamente rimane sepolto. La voce dell’attore diventa così la voce dei diversi personaggi, che portano in scena attraverso il fluire della mente il proprio essere profondo. Muto ascoltatore è un manichino sempre presente sulla scena: ha il volto di Danio e il suo stesso vestito. È per lui che le parole vengono dette. Parole di straordinaria levatura, semplici, poetiche, forti, vere, con inserti di Mariangela Gualtieri, Georg Buchner, Albert Camus.

«Non si è mai completamente infelici e si finisce per fare l’abitudine a tutto.»


Un lavoro attoriale straordinario, un lasciarsi abitare dai personaggi prestando loro un corpo e una voce in grado di portare lo spettatore ovunque, anche nei meandri inafferrabili della mente.


Elementi di pregio: uno straordinario attore solo in scena dialoga in maniera unica e profonda con i personaggi che abitano la sua mente: solitudini si aprono in spaccati di vita autentici ed estremi. Lo spettatore è chiamato ad attraversare un caleidoscopio di emozioni, mentre una scheggia di divino sta abitando la scena.


Limiti: si avrebbe voglia di rivedere ancora e ancora questo spettacolo, ma il teatro, si sa, non è esperienza ripetibile all’infinito.



Visto sabato 8 gennaio 2022 a Teatro Europa

Di e con: Danio Manfredini

Collaborazione al riallestimento Vincenzo Del Prete Assistente regia e luci Lucia Manghi Produzione riallestimento La Corte Ospitale


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oca, oche, critica teatrale
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