top of page
Eva Olcese

Città Inferno


Dopo un anno di tournée torna per tre serate al Teatro della Tosse Città Inferno, lo spettacolo di Elena Gigliotti e della compagnia nO (Dance first, think later).

Attraverso un serrato dialogo tra realtà e linguaggio cinematografico - la vicenda è ispirata al prison movie del 1959 Nella città l’inferno di Renato Castellani con Anna Magnani – entriamo nella cella cubica di un penitenziario femminile. Dentro, cinque donne: un microcosmo fatto di consigli e cazzotti, sguardi feroci e baci, complicità e ricatti, in cui l’arrivo improvviso di Lina (Carolina Leporatti), l’unica innocente, mette tutte a nudo. Sono gli stessi personaggi attraverso i loro corpi, i dettagli del vestiario e il loro atteggiamento a parlarci dei drammi privati, dei moti interni che le hanno mosse ad atti atroci e della comune attesa di riavere la propria vita. Lo spazio scenico è quasi perfettamente diviso in due luoghi, quello della recitazione e quello del ballo, ma la narrazione scorre incredibilmente fluida, tanto che in questo spettacolo persino l'elemento documentaristico, raccontato attraverso trafiletti di quotidiano e video d’archivio, riesce a farsi vivo e ci permette di ascoltare le back stories delle sei donne: a far da telo da proiezione a queste immagini bianco e nero sono i panni stesi e le stesse divise delle carcerate. Immagini bianco e nero per una storia che è come sospesa nel tempo - «Che anno è fuori?» è la prima domanda che accoglie Lina nella cella -, un vero e proprio pastiche linguistico e temporale che invade i giorni nostri. Come dentro un musical dagli accenti pop - si passa da una versione francese della canzone napoletana Maruzzella a Chandelier di Sia fino a Domina delle Faraualla -, la coralità e la forte ironia che animano Città Inferno non impediscono di toccare forti picchi di brillantezza e di commozione sia nella voce di Elisabetta Mazzullo sia nel personaggio interpretato da Melania Genna, Enza, oscura e seducente, disillusa e autoritaria moglie di un boss mafioso. È lei che, perfetto corrispettivo della Magnani, domina la scena e la cella e, anche se inflessibile come il ferro della sua abitazione, prende l'innocente Lina sotto la sua ala protettiva. Enza la consiglia, ma sarà proprio il suo feroce invito a vendicarsi la causa del suo ritorno fra le sbarre.

Città Inferno diverte, coinvolge il pubblico - «Secondo lei è giusto? Ce li dà dieci euro, signora?» - e senza nobilitare il crimine mostra il lato umano delle carcerate. Elena Gigliotti non si limita a raccontare una storia con un’influenza cinematografica ma la rende una coreografia ipnotica di corpi armoniosi nella loro eterogeneità.

Elementi di pregio: le strutture ferrose della scenografia, la scelta eterogenea dei brani musicali, la caratterizzazione dei personaggi, la recitazione di Melania Genna, la voce di Elisabetta Mazzullo.

Limiti: la scelta di far interpretare la voce off della suora da un attore (Maurizio Lombardi), la recitazione calcata di Carolina Leporatti.

Regia e partiture fisiche di Elena Gigliotti

Compagnia nO (Dance first. Think Later)

Con: Rachele Canella, Melania Genna, Carolina Leporatti, Demi Licata, Elisabetta Mazzullo, Daniela Vitale e Maurizio Lombardi nel ruolo delle suore (voce off)

Produzione: Cardellino Srl/ Fondazione Luzzati Teatro Della Tosse/ nO (Dance First. Think Later)

Visto il 25 Novembre 2017, in sala Dino Campana

Comentários


oca, oche, critica teatrale
bottom of page