Due luci illuminano il palco, una blu e una gialla: rischiarano una piccola porzione di terreno attorno alle roulotte arrugginite, ma è attraverso motti e dichiarazioni sfacciate che ci vengono presentati i condomini di questo strano quartiere fatto di ferro, croccantini per gatti e poca acqua privatizzata da dividersi e purificare - in una situazione non troppo distopica di carestia. Tre fratelli da una parte, uno più disadatto alla vita dell'altro - un ex prete cinico e prepotente, un omosessuale sordo innamorato di una voce alla radio, una donna sola con un occhio bendato e un forte desiderio di maternità -, dall'altra un giovane muslim (Pier Paolo Pasino) che si nasconde al padre e fugge dal suo destino da kamikaze. Credo che non si potrebbe congelare in uno scatto la routine di un gruppo più assurdo di quello sul palco del Teatro dell'Archivolto: veri e propri spostati, tenuti al di fuori della ragione così come dalla recinzione di filo spinato della città. A sconvolgere l'equilibrio dell’istantanea e a risvegliare questa piccola comunità dal suo ripetitivo e grigio procedere insonne è l’arrivo di nuovi membri, altri due relitti sociali: Aldo (Alessandro Federico), un pubblicitario infedele cacciato di casa dalla moglie, e Nina (Angela Ciaburri), una giovane costretta alla prostituzione per mantenere in vita il padre. In questo area di parcheggio da cui “la Terra sembra il cesso di Dio e il cielo il suo ano", la promessa di riscatto per i suoi abitanti arriva inattesa attraverso la voce di Nina che, inizialmente ascoltata con la sufficienza concessa a una pazza, ricompone il puzzle delle sue visioni nel ricordo straziante di uno stupro: la voglia di smantellare il giro di prostituzione e violenza orchestrato da un alto prelato diviene per questo gruppo eccentrico il motore per un distacco dalla loro stessa natura di deboli, l’unione delle forze in un clan e la programmazione di un piano, a base di cous cous avvelenato, per trafugare un'antica reliquia - il prepuzio del Bambin Gesù - e alcune registrazioni video dei compromettenti atti sessuali. Il lieto fine ci è precluso e l'impresa riesce solo parzialmente: vendicare Nina e ottenere un reale rivalsa sociale rimane un'illusione, ma per una banda di frustrati e disperati il solo tentativo costituisce una vittoria e ne nobilita l’animo combattivo. "Baciatemi 'sti cazzo di capezzoli, porca puttana, fatelo, subito, adesso. Ma lo capite che parte tutto da questo corpo? Il mio corpo maledetto, sporcato, il mio corpo schifoso. E voi, che siete i miei amici, adesso dovete baciarlo per renderlo di nuovo bello, benedetto, santo, giusto, pulito, perfetto. Baciatelo."
Cous Cous Klan, ultima commedia della compagnia Carrozzeria Orfeo, è uno spettacolo che unisce un’ambientazione post-apocalittica a personaggi dai lineamenti verghiani, traboccanti di nevrosi e a tratti eccessivi. La drammaturgia di Gabriele di Luca fa del politically incorrect il suo punto di forza e attraverso un ritmo incalzante e un’ironia dissacrante tratta argomenti complessi e attuali - dal desiderio tardivo di maternità alla privatizzazione dell'acqua, dalla perversione dei cardinali all’immigrazione, dalla consapevolezza della propria disabilitá fino alla violenza sulle donne. Cous Cous Klan provoca, unisce l’elemento blasfemo con quello sacro, riuscendo, in un gioco di contrasti, a divertire senza risultare mai banale né volgare. Elementi di pregio: la drammaturgia sfacciata e libera da moralismi, i personaggi provocatoriamente realistici, la capacità attoriale degli interpreti.
Limiti: la molteplicità di temi non rende possibile la trattazione in profondità di taluni, specie la descrizione dell'ambiente in cui la storia è ambientata. Visto l’1 Marzo al Teatro dell Archivolto, sala Modena
Durata: 120 min
drammaturgia: Gabriele Di Luca regia: Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi scene: Maria Spazzi costumi: Erika Carretta musiche originali: Massimiliano Setti con: Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi voce fuori campo: Andrea Di Casa luci e direzione tecnica: Giovanni Berti una coproduzione: Teatro dell’Elfo, Teatro Eliseo, Marche Teatro in collaborazione con: Fondazione Teatro della Toscana e Corte Ospitale – residenze artistiche
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