Un’imponente lavagna si staglia sul fondo della scena. Davanti ad essa, un tavolo e due sedie. Con queste prime e pure immagini, il regista Gigi Dall’Aglio, scomparso sul finire di quel maledetto 2020, e la scrittrice Sonia Antinori hanno voluto evocare l’universo scolastico, ossia quel “brodo primordiale” da cui può generarsi uno spettacolo basato sui disturbi dell’apprendimento e sulla dislessia in particolare: nasce così Cronache del bambino anatra. L’atmosfera quasi didascalica, però, viene immediatamente smontata dalle parole e dalle intenzioni degli attori Massimiliano Speziani e Maria Ariis, rispettivamente Dario e sua madre Luisa: il loro è un rapporto basato sulla complicità, sull’amore devoto che intercorre solo tra una madre e il proprio figlio e, fatto non banale, sull’allegria, che riesce a smussare gli angoli dell’incombente “problematica” di Dario, appunto la dislessia.
Se Dario e Luisa ci sono stati presentati, in un primo momento, intimamente legati, man mano che emergono le fatiche di Dario il loro rapporto assume le sembianze di un punto di scambio tra due binari: prima talmente uniti da sembrare una cosa sola, ora improvvisamente divisi, i cosiddetti “paralleli” che non si incontreranno mai. L’infanzia, l’adolescenza e la maturità di Dario – rappresentate tramite salti temporali facilmente individuabili – , contrapposte all’incomprensione, alla rassegnazione e al rifiuto della madre si contaminano vicendevolmente, ma la sensazione che si ha è proprio quella di assistere ad un dialogo tra due individui provenienti dagli estremi opposti della Terra, che vorrebbero capirsi, ma il divario linguistico è uno scoglio insuperabile. La “stazione”, però, in cui i due binari finalmente si incontrano esiste e porta il nome di “accettazione”: Dario accetta di possedere questa “imperfezione”, la fa propria compagna, parte di un se stesso che non può cambiare, ma che deve accogliere; mentre Luisa chiede perdono per non aver capito, per aver sottovalutato, per aver negato, una volta scoperta la natura dei vari problemi, di avere un figlio “imperfetto”.
Grazie all’interpretazione magistrale e genuina degli attori, seduti semplicemente sulle loro sedie, intorno a quel tavolo e davanti all’imponente lavagna sullo sfondo, Cronache del bambino anatra si è rivelato un dispositivo perfetto per raccontare la dislessia; ma si sarebbe potuto cambiare la parola “dislessia” e sostituirla con un’altra — presunta — disfunzione e il risultato non sarebbe cambiato. Il punto di forza della pièce sta proprio nel non rendere il “problema” un vero problema, attirando l’attenzione dello spettatore sulle altre sfaccettature del rapporto tra Dario e sua madre: l’assenza continua di un padre che faccia da supporto, i silenzi e le urla dell’adolescenza, la solitudine degli anziani e, last but not least, la morte. La dislessia, in questo mare magnum, passa in secondo piano, lasciando a chiunque si consideri imperfetto o incompreso l’augurio di abbracciare ciò che lo rende diverso, di dargli valore, di farne un motivo di vanto e non di vergogna.
Cronache del bambino anatra, mescolando dolcezza, ironia, potenza e semplicità, porta ad un’inevitabile commozione: l’empatia nei confronti di Dario, che rappresenta tutto il mondo dei “diversi”, si trasferisce sulla figura della madre, ormai anziana e con qualche deficit di memoria, dal momento che, anche se difficilmente lo si rammenta, ognuno è destinato a fare i conti con la vecchiaia e, in extremis, con la morte, che in questo spettacolo sopraggiunge in punta di piedi, sempre armata di quella tenerezza che scalfisce gli animi anche dei più duri di cuore.
Ancora una volta, ci è stato dimostrato che la semplicità può essere la chiave del successo, se trattata e trasmessa con intelligenza e privata di ogni sorta di superficialità.
Elementi di pregio: la capacità di stemperare la tensione emotiva utilizzando il veicolo della risata, non quella sguaiata che dura un secondo e poi svanisce, bensì quella contenuta, “educata”, che conserva il suo effetto tramutandosi in un sorriso affettuoso e comprensivo.
Limiti: la difficoltà, per lo più all’inizio, di figurarsi l’attore Massimiliano Speziani nei panni di un bambino, data l’evidente divergenza d’età. Tuttavia, dopo i primi minuti di “shock”, questa disparità non viene più percepita.
Visto a Parma, il 28 novembre 2021, alla Fondazione Teatro Due.
Cronache del bambino anatra
Drammaturgia: Sonia Antinori
Regia: Gigi Dall’Aglio
Con:
Massimiliano Speziani Dario
Maria Ariis Luisa
Scenografia: Enzo Sammaritani
Costumi: Ilaria Bomben
Disegno luci: Angelo Cioci
Ufficio stampa: Michela Astri
Una produzione Fondazione Teatro Due, MALTE - Musica Arte Letteratura Teatro Etc
con il patrocinio di AID Associazione Italiana Dislessia e ANPE ( Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani)
Da un’idea di Maria Ariis e Carla Manzon
Foto Andrea Morgillo
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