Testimonianze Ricerca Azioni si apre quest'anno con due spettacoli in cui è la dimensione del rito a dominare. Se in Espera, spettacolo della compagnia spagnola Eia, il rito richiede una certa ripetizione gestuale per arrivare gradualmente a una partecipazione sempre meno guidata, in Eoika di Vicari/Aloisio il rituale della ricerca dell’io si compie in tre cantici, tra loro tanto nettamente divisi quanto dialoganti.
Eoika | Vicari/Aloisio
Recensione a cura di Eva Olcese
Un’enorme madre purpurea è distesa sul fondo del palco del Teatro Akropolis. Noi spettatori quasi non lo consideriamo quell'ammasso di stoffa, cercando il nostro posto in sala. Poi lentamente l’ammasso inizia a muoversi ed è impossibile non rimanere incantati da quel serpente sinuoso e suadente. Sabrina Vicari e Federica Aloisio compongono un solo corpo e ne sperimentano le varie possibilità tra geometria, simultaneità e impossibile anatomico, finché dalla pancia di questa madre serpe si sdoppiano due parti con due facce, due vesti e due corpi simili, spesso nuovamente sovrapposti, ma mai totalmente corrispettivi. L'analisi del doppio è brillante quasi quanto variata: continua nei quadri successivi - divisi tra loro da cambi in scena sotto luci stroboscopiche -, prima con più leggerezza, poi con più sensualità. Il volto disegnato - l'occhio e le labbra rosse -, all'inizio simbolo dell’identità, diviene poi motivo di riso nel secondo quadro, quando tracciato sulla schiena, insieme a spalle e bacino, riesce a mettere su un divertente siparietto di coppia e infine, nel terzo, scomposto su tutta la superficie del corpo, crea una danza ritmata, ipnotica e cubista - di composizione e scomposizione - fra le due interpreti siciliane.
Nei 50 minuti di durata, attraverso suggestioni visive e sonore, Eoika di Vicari/Aloisio tocca temi essenziali come la creazione, l'identità, il doppio, senza mai appesantire il pubblico, ma stupendolo ancora e ancora: difficilmente - almeno a Genova - si vedono spettacoli di teatrodanza così genialmente scritti e raffinatamente mantenuti in equilibrio.
Espera | Eia – Compañía de circo
Recensione a cura di Marco Gandolfi
Espera presenta se stesso come un esperimento di circo partecipativo e nei fatti sta alla confluenza delle tre direttrici di testimonianze, ricerca e azioni che il teatro Akropolis esplora nella sua rassegna. Lissia e Pereira costruiscono senza parole una performance in crescendo per ritmo e partecipazione di un pubblico che si trasforma in corpo collettivo agendo sul palcoscenico, suonando i campanacci distribuiti a inizio spettacolo o semplicemente condividendo l'emozione di questa unione speciale. Perché la delicatezza e bellezza di sentirsi parte di un corpo comunitario, evocato attraverso la comunicazione non verbale e governato dalla leggerezza del gioco, sono un'energia silenziosa che si trasmette da un capo all'altro della sala. Qualche lentezza e indecisione iniziali non incidono più di tanto su una performance che le etichette stentano a classificare. Forse l'idea di circo è perfino limitante, considerato che quello che Eia realizza è a tutti gli effetti teatro nel senso più pieno del termine, al di là del nome stesso della compagnia e delle inevitabili etichette. Tanta semplice poesia e suggestioni sono aiutate da qualche inserto musicale e un minimo allestimento scenografico fatto di corde, cuscini e, appunto, corpi.
Visti l'8 novembre 2018 al Teatro Akropolis
Eoika:
Di e con: Sabrina Vicari, Federica Aloisio Musiche: Angelo Sicurella Luci: Gabriele Gugliara Costumi: Sabrina Vicari (Consuendi)
Espera: Di e con: Francesca Lissia, Celso Pereira Musica: Micah Paul Hinson, Kepa Junquera, Chango Spasiuk, Sondeseu Costumi: Olga Arizaga, Fabrizio Giannini Colaborazioni artistiche: Juana Beltran, Jose Luis Redondo, John Paul Zaccarini, Ivar Hecksher, Ingrid Esperanza, Studium Canticum, Manu Vision Barcelona, Federico Carta Produzione: Eia – Compañía de circo
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