top of page
Marco Gandolfi

Goldberg Variationen - I doni dell'arte


La replica del 30 gennaio 2018 di Goldberg Variationen nasce sotto il segno della duplicità: la serata meneghina è immersa in una nebbia affascinante e magica, ma sorprendentemente il Teatro alla Scala è mezzo vuoto. Vedere i palchi di terzo ordine privi di spettatori lascia perplessi; i dubbi aumentano quando, dopo dieci minuti di ritardo - un unico nella pur breve frequentazione dell'istituzione milanese di chi scrive - ancora non si comincia. Si nota un po' di agitazione nelle maschere; parte qualche applauso di incoraggiamento; le luci di sala oscillano incerte, senza la solita eleganza.

Goldberg Variationen

Quando lo spettacolo comincia, l'inquietudine evapora, si ritorna magicamente all'atmosfera sospesa che ci aveva accolto fuori dal teatro. E anche i dubbi sulla possibilità di danzare sul geometrico e sublime labirinto musicale delle Variazioni Goldberg spariscono. Alexey Botvinov ha il tocco sicuro della familiarità con questa pagina musicale e pare evocare, come una magia bianca, un quadro di balletto dietro l'altro, ad accompagnare la sequenza delle variazioni. Questa curiosa inversione di prospettiva - la musica è accompagnata dalla danza - forse è solo una suggestione personale, ma non si può fare a meno di rimanere incantati dall’armonia evocata dai quadri di corpi, sapientemente illuminati dalle luci di Martin Gebhardt. L'apparato scenografico tende a un raffinato minimalismo che gioca sul dialogo a tinta unita tra gli sfondi e le tute colorate dei ballerini. Il risultato armonizzato da movimenti in equilibrio tra il classico e il moderno è ancora, in una parola, magico. Le coreografie di Heinz Spoerli si alternano tra corali, assoli e tutto quanto può stare in mezzo, in un colorato caleidoscopio di eleganza e sobrietà. Dice Spoerli: «Penso che la cifra di alta dignità che contraddistingue l’opera di Bach torni a essere importante proprio oggi. Una serietà rigorosa e cristallina, su cui basarsi per costruire qualcosa di nuovo». Questo puntuale rigore è la cifra di un balletto che mira a rappresentare la vita, con i suoi incontri e i suoi abbandoni. Quanto si possa rimanere rapiti da un'opera d'arte che rielabora la tradizione musicale più alta, la nobilita e ne trae linfa vitale, lo si comprende con un'occhiata al grande orologio del teatro. Ci accorgiamo di essere arrivati all'ultimo quadro senza aver percepito lo scorrere del tempo: le variazioni stanno per terminare, così il loro contrappunto danzante. La storia dell'arte è fatta di contaminazioni, riscritture e rielaborazioni; questo è un fertilissimo dialogo sull'arte e sulla vita. Conclude così Spoerli: «Forse posso provare a raccontare nelle Variazioni questo passarsi accanto e questo stare insieme. Un arco coreografico che si estende dall’inizio alla fine, dal nostro inizio alla nostra fine» .

All'uscita del teatro la nebbia è una presenza rassicurante. La ragione del ritardo non è stata comunicata. Elementi di pregio: la raffinata maestria di creare, attraverso Bach, un omaggio cristallino all'arte e alla vita. Limiti: nessuno. Goldberg Variationen Musica: Johann Sebastian Bach Coreografia: Heinz Spoerli Assistenti coreografo: Chris Jensen e Arman Grigoryan Pianoforte: Alexey Botvinov Scene e costumi: Keso Dekker Luci: Martin Gebhardt

Comments


oca, oche, critica teatrale
bottom of page