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NATURE STUDIES | Il sollievo di ritrovare l'umanità

Francesca Oddone

Le soulagement de revenir à l’humain/ Il sollievo di ritrovare l'umanità


Beach Birds_©Agathe Poupeney

Beach Birds

Cominciamo con una generalizzazione. Quando il pubblico va a vedere una coreografia di Merce Cunningham, nella maggior parte dei casi, si aspetta una rappresentazione postmoderna con poca o nessuna musica. Una delle grandi innovazioni che Cunningham ha introdotto nella danza contemporanea è proprio quella che il movimento non debba seguire una traccia sonora. Nei suoi spettacoli, musica e coreografia vengono spesso create separatamente e si incontrano solo durante le prove finali o addirittura direttamente in scena, creando un flusso di movimento inaspettato e casuale (chance dance). Collaborazioni con compositori come John Cage e artisti visivi come Robert Rauschenberg hanno amplificato questa sperimentazione. Talvolta, la traccia sonora di una rappresentazione è semplicemente costituita da una parvenza di sottofondo composto da rumori ambientali


In  Beach Birds, il lavoro di Merce Cunningham proposto come prima opera della serata alla Maison de la Danse di Lione, la creazione sonora Four3 di John Cage è una commistione di silenzi, variazioni timbriche, suoni rarefatti. Il compositore propone il concetto di spazio sonoro come un contenitore, all’interno del quale ogni piccolo rumore diventa parte dell’esperienza musicale. La composizione utilizza suoni naturali e organici, che personalmente ho sempre identificato come i rumori di un litorale deserto, all’alba, popolato da uccelli marini, o pinguini. Nel caso della messa in scena di Beach Birds da parte del Balletto dell’Opéra di Lione, lo spettatore è immerso in un ambiente astratto e contemplativo, in cui movimento e suono esistono in parallelo, senza subordinarsi l’uno all’altro. La presenza della natura emerge meno che in altre produzioni, i rumori del respiro dei ballerini e dei piedi nudi che cigolano sul palco, che pure costituiscono parte integrante dell’esperienza, si distaccano come elementi umani sopra il paesaggio mutevole di colori e forme.


Le creature che popolano lo spazio scenico esplorano il tempo, le direzioni, l’energia e lo spettatore ha la libertà di focalizzarsi su diversi punti della scena. I contatti sono delicati, accurati. Sebbene ci sia un forte elemento di tecnica e di precisione, la morfologia del corpo di ballo trova difficoltà a veicolare l’atmosfera eterea, che era invece molto vivida perfino nel cortometraggio Beach Birds for camera (Elliot Caplan, 1993), ispirato all'opera di Merce Cunningham. Cunningham ha sempre enfatizzato la diversità dei corpi dei suoi danzatori: l’armonia nella disomogeneità. La Direzione del Balletto dell’Opéra di Lione sceglie di reclutare artisti che presentano una fisicità non uniforme e che non aderisce agli standard estetici tradizionali del balletto. Se da un lato questo riflette, in scena, l'idea di Cunningham di rompere con le convenzioni, dall’altro la scelta di ballerini dalla fisicità eterogenea porta con sé alcune sfide nell'interpretazione della coreografia, che possono influire sulla coesione complessiva della performance. Differenze nelle proporzioni e nella gestualità richiedono all’occhio dello spettatore la capacità di adattarsi a una nuova percezione dell’armonia, a un’estetica meno tradizionale.  


Beach Birds_©Agathe Poupeney

Per quanto riguarda l’approccio tecnico, l’attenzione si concentra sull’allineamento del corpo all’interno di posture erette e asimmetriche, attraverso le quali i danzatori sperimentano l’equilibrio e la coordinazione del torso e degli arti in movimenti indipendenti e complessi. Gli interpreti ricercano un portamento stabile, per la maggior parte del tempo verticale, e assecondano gesti isolati e frammentati. Ruotano il capo con scatti minuti, che emulano i volatili, come fa uno stormo d’uccelli quando si accinge a prendere il volo. Cunningham disse: «The dancers don’t have to be exactly together. They can dance like a flock of birds, when they suddenly take off». Così, il corpo diventa un veicolo di movimento puro, neutro, senza nessuna enfasi sulle emozioni o sulla narrazione. 


I costumi degli undici ballerini sono identici: delle tute accademiche aderenti, modello catsuit a girocollo nero su spalle e braccia, bianche dal petto alle caviglie. I piedi nudi. Le mani dei danzatori, nei lunghi guanti neri collegati al costume, devono essere mantenute con le cinque dita costantemente unite nella continuità del braccio (pollice compreso) a emulare le ali degli uccelli, come previsto nella notazione di Merce Cunningham. La resa delle luci (Marsha Skinner) sui costumi è anch’essa, come il movimento, casuale, nel rispetto del lighting plot progettato secondo un disegno aleatorio. 



Mycelium-©Agathe Poupeney

Mycelium

Se nella prima parte dello spettacolo percepiamo la mancanza di uno schema e di una linearità, data da un utilizzo dello spazio non gerarchico, all'interno del quale il movimento può svilupparsi in qualsiasi direzione, nella seconda parte assistiamo a un completo cambio di prospettive. In Beach Birds captiamo un'idea di eleganza discreta, di ingenuità e frammentarietà che lascia il posto, in Mycelium, all'ossessione per l’organicità. Nella coreografia di Christos Papadopoulos i danzatori divengono ora elementi di un sistema complesso, in cui ogni movimento e gesto è legato a quello degli altri. Si tratta di una coreografia estrema, caratterizzata da una dinamica di flusso continuo e di trasformazione. I ballerini entrano in scena in formazione, scivolando su traiettorie sospese, senza soluzione di continuità, attraverso passi ravvicinati e invisibili, nascosti nel nero attraverso le luci, come se fluttuassero sopra il palcoscenico. La combinazione di suono e movimento diventa un motore che spinge i danzatori a esplorare il loro spazio in modo ciclico e incessante, attraverso micro-sequenze rapide e fluide, ma anche momenti di sospensione e rallentamento. I movimenti sono contemporaneamente organici e meccanici, riflettono la connessione tra il naturale e l’artificiale, tra l’individuo e il collettivo. 


Nello stupore e nello stordimento di questa seconda pièce, lo spettatore si domanda: gli elementi che si muovono sulla scena sono esseri umani o vagoni di un treno? La musica elettronica di Coti K., con il suo ritmo pulsante, riveste un ruolo fondamentale nel generare una qualità ripetitiva nelle azioni, che rievoca l'idea di crescita, ma anche di resistenza e di sopravvivenza.  A un tratto sono elementi viventi, sono elementi di una cellula, oppure una rete sotterranea di funghi che connette le radici delle piante, simbolo di interdipendenza e sviluppo organico. Invece no, ecco che assistiamo al moto di ingranaggi, a un tratto diventano ruote che scricchiolano, bielle di una vecchia locomotiva. O sono, infine, semplicemente un’onda del mare? I corpi dei danzatori sembrano non utilizzare la grammatica conosciuta della danza: con una presenza fisica forte ma controllata, interagiscono con l’ambiente e con gli altri corpi in maniera simbiotica. Nelle parole di Papadopoulos, sono «un’entità in movimento». Ogni gesto, seppur indipendente, è come un input che genera il movimento successivo, formando una rete di connessioni impercettibili che si sviluppano e si modificano nel tempo. I danzatori sono all’interno di una matrice, una pulsazione continua che genera un effetto di trance molto forte. 


L’aspetto visivo della coreografia è altrettanto significativo: il pattern geometrico, i costumi minimalisti progettati da Angelos Mentis, riflettono l'idea di una connessione universale, mentre l'illuminazione di Eliza Alexandropoulou crea un'atmosfera intensa che accentua la vibrazione, la sensazione di un flusso incessante e di una dimensione quasi sovrannaturale. Così, intrappolato all’interno di un processo di evoluzione continua, il Balletto dell’Opéra di Lione porta in scena l’universo di interdipendenze tra i danzatori immaginato da Papadopoulos, ovvero quel sistema che si sviluppa in maniera graduale a partire dalle caratteristiche interne degli elementi e va a costituire un tutto organico. Cinquanta minuti di percezione alterata, di bellezza ipnotica, minuziosamente coreografata, identica a se stessa, eppure in movimento: cambi di linearità, slittamenti, rimbalzi capillari. «Nobody can go against the tempo»: sia esso il ritmo musicale, ma anche il tempo della vita, i suoi cicli naturali e inevitabili, il movimento collettivo. Un’onda sotterranea che travolge e lascia senza fiato. Il sollievo, per gli interpreti e per il pubblico, di ritrovare l’umanità al riaccendersi delle luci in sala.


Al di là della distanza temporale tra le due pièces, il tentativo di fare dialogare un repertorio della fine del XX secolo con l’opera e l’estetica di un coreografo contemporaneo è apprezzabile ma arduo. L’interesse per il rapporto dell’essere umano con l’universo vivente è un tratto comune, ma lo stato d’animo che pervade lo spettatore non è affatto simile nei due momenti della rappresentazione. Più contemplativo nel primo caso, più partecipante nel secondo. Gli elementi del corpo di ballo dell'Opéra di Lione si alternano nelle diverse serate, interpretando talvolta una sola pièce, talvolta entrambe.


Mycelium-©Agathe Poupeney
Mycelium, in una foto di © Agathe Poupeney

Elementi di pregio: Mi concentro su Mycelium, poiché è una creazione recente e incredibile. Si tratta di una coreografia immersiva, che porta in scena una pulsazione elettrica, sottile, continua e contaminante. Lo spettatore vibra, soffre, non è in grado di sottrarsi alla trance di suono, luce e movimento. Deve adeguare il proprio respiro al ritmo insondabile dell’entità che si espande sul palco e in sala.


Limiti: Per Beach Birds, il risultato complessivo durante questa fruizione sembra non riuscire a restituire pienamente la sensazione di sospensione e leggerezza che ci si aspetterebbe. Per entrambe le rappresentazioni, l’assenza di linearità narrativa, di prevedibilità e di punti di riferimento (suono, scenografia, lessico) non facilita un pubblico non abituato a questo tipo di estetica.



Visto alla Maison de la Danse Lyon, 13 marzo 2025

Beach Birds | Creazione 1991 • 11 interpreti

Coreografia: Merce Cunningham | Musica: John Cage | Costumi e luci: Marsha Skinner

Foto © Agathe Poupeney

Mycelium | Creazione 2023 • 20 interpreti

Coreografia: Christos Papadopoulos | Assistente alla coreografia: Georgios Kotsifakis | Musica: Coti K. | Costumi: Angelos Mentis | Luci: Eliza Alexandropoulou © Agathe Poupeney

Produzione – Nature Studies • Produzione: Ballet de l’Opéra de LyonBeach Birds • Con il sostegno di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels Mycelium • Coproduzione: Opéra de Lyon, Biennale de la Danse de Lyon e Théâtre de la Ville de Paris.

Foto © Agathe Poupeney


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