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Federico Pedriali

Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo


Come afferma Ferdinando Taviani* l'indice di qualità di un'opera consiste nella sua capacità di veicolare significati non programmati. Romeo e Giulietta ne è un esempio capitale: la storia dei due amanti sfortunati naviga da secoli tra tradizione e rinnovamento.Ogni nuova operazione artistica dunque non può che essere complessa, dalla forma più semplice a un genere ambizioso come il musical che promuove un'idea di teatro totale.

Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo è un soggetto che oscilla fra omaggio shakespeariano e libretto televisivo, puntando su un rapporto fra testo e scena che fatica a valorizzare le tematiche dei suoi predecessori, dall'originale testo drammatico a West Side Story. Ogni aspetto legato al linguaggio risulta così un pò scolorito e standardizzato, scoraggiato perlopiù, come spesso avviene nei musical, da una recitazione formale già predisposta al canto e da atmosfere musicali e scene topiche che tutti si aspetterebbero da una vicenda amorosa.

Vi sono tuttavia molti elementi di pregio: l'aspetto più interessante dell'impianto narrativo riguarda la sua struttura, che non nega - come molti musical - una diretta paternità operistica: le canzoni sono spesso arie, momenti lirici di congelamento dell'azione e descrizione emotiva. Assume inoltre una grande importanza l'apparato visivo: si potrebbe in questo senso evidenziare un rapporto particolare fra parola e gesto, in cui illuminazione, costume e scenografia si incaricano con gran perizia di mettere in luce i temi che il testo standardizza. Lo spettacolo è a tutti gli effetti una gioia per gli occhi: dai colori araldici rosso e blu di Capuleti e Montecchi ai costumi, ampi e importanti per i capi delle casate, semplici e delicati per i due protagonisti. Tutto sembra puntare su un efficacissimo principio di opposizione, con l'effetto di stabilizzare la temperatura dello spettacolo tra la meraviglia e l'immediatezza. Di grande interesse poi è l'alternanza shakespeariana ma, sotto quest'ottica, tutta verdiana, tra comico e tragico, incarnata soprattutto nel ruolo della Balia.

Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo usa efficacemente tutti i mezzi della scena, i suoi pregi e i suoi difetti, per dare alla luce un'opera genuinamente popolare, in cui voce e gesto, deputati, alla maniera di Delsarte, a commuovere e a persuadere prevalgano sull'interesse del pensiero verso una fruizione diretta. L'esperienza è immediata, forte e squisitamente effimera, tanto che non stupisce che vi possa essere l'aspettativa di riviverla. In questo senso l'opera di Gérard Presgurvic nella sua versione italiana rispecchia appieno lo spirito del musical come enorme macchina artigianale dei sentimenti, in cui sono quasi esclusivamente i mezzi tecnici dell'attore-cantante-danzatore e delle figure specializzate a generare emozioni.

Allargando il campo di riflessione, Romeo e Giulietta si rivela assai efficace nella sua capacità di affrontare il paradosso tutto occidentale dell'attore non emozionato ma capace di emozionare; la scommessa sul visivo inoltre forza lo spettatore ad attribuire un significato molto personale alle immagini cui assiste e dunque a vivere un'esperienza attiva e coinvolgente.

È evidente il grande potere persuasivo che l'opera riesce a ottenere ma la spontaneità di ricezione nasconde spesso un rovescio della medaglia: tanto più attivamente lo spettatore è chiamato a dare un senso immediato, tanto più facilmente una drammaturgia può permettersi di programmare significati, anche fuori contesto o manipolati con fini spesso gratuiti, a volte per ottenere un facile applauso e niente più.

Elementi di pregio: Apparato visivo e tecnico eccezionale, fruizione immediata

Limiti: Traduzione del testo in "italianese", recitazione standardizzata e spesso stereotipata

* Ferdinando Taviani, "Le due visioni: visione dell'attore, visione dello spettatore",

in Eugenio Barba, Nicola Savarese (a cura di), L'arte segreta dell'attore, un dizionario di Antropologia Teatrale, Ubulibri, 2005

Visto il 7 Aprile 2018 al Teatro Carlo Felice

Prodotto da David Zard, tratto dall'opera di William Shakespeare

Musiche e libretto di Gérard Presgurvic

Versione italiana di Vincenzo Incenzo

Regia Giuliano Peparini

Coreografie Veronica Peparini

Scenografia Barbara Mapelli

Costumi Frédéric Olivier

Casting Director e Vocal Coach Paola Neri

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