I luoghi sono importanti. Un convegno in una città di mare ha un respiro diverso, ed è sempre un piacere avere l’occasione di fermarsi a La Spezia per seguire le iniziative de Gli Scarti, per ritrovare – ancora una volta – un senso profondo del fare teatro.
Nei quattro appuntamenti organizzati nel fine settimana del 7 e 8 maggio, la compagnia spezzina ha portato a conclusione tre iniziative che hanno accompagnato Shock in my town, undicesima edizione della rassegna Fuori Luogo, e apre al nuovo progetto Non siamo niente, saremo tutto, laboratorio di teatro partecipato il cui esito è previsto per la fine di settembre.
Ma procediamo con ordine…
Tea Time | Tra selvatico e Planetario
7 maggio (16.30)
Tutto è pronto per l’ora del tè: bevande, pasticcini, tavolini, sedie e un buon argomento per una buona conversazione.
Ogni incontro di Tea Time – piccola conferenza all’ora del tè – è stato questo: l’approfondimento di un tema connesso in maniera più o meno diretta con lo spettacolo della stagione ad esso associato, la creazione di un dialogo tra artisti – e quindi tra discipline – e un modo di collegarsi a realtà presenti sul territorio portando in campo energie diverse.
E, come vedremo in questa due giorni, sono proprio l’apertura all’esterno e la contemporanea attenzione al territorio a rendere speciale ed efficace il lavoro de Gli Scarti. Un Teatro di tutti e per tutti.
Tra Selvatico e Planetario, nono e ultimo incontro di Tea Time, precede la prima delle quattro repliche previste per lo spettacolo Il canto degli alberi.
Francesco Maria Terzago è guida poetica ed esperta del piccolo gruppo che si raccoglie incuriosito intorno a lui, conducendolo, tra saggezza e poesia, alla scoperta di erbe, piante pioniere e identità di specie, in un dialogo continuo tra i concetti di Incolto e Giardino, di Selvatico e Planetario, sviluppati durante il breve percorso ad anello intorno alla struttura del Dialma Ruggiero, il Centro polivalente del quartiere spezzino di Fossiterme.
Un percorso a tappe, riflessivo, introspettivo, espansivo, osservativo.
Che cos’è l’incolto se non la natura che riprende il suo spazio e mostra la sua forza? Che cosa si intende per giardino? E se il giardino fosse planetario?
Rientrati al Dialma al termine della passeggiata ci gustiamo soddisfatti un tè, mentre da qualche parte ancora riecheggia quell’ultima battuta: “Non esistono erbacce”.
Il canto degli alberi
7 maggio (18.00 prima replica; 20.30 presentazione del libro Il canto degli alberi)
Un’immersione totale e un attraversamento coinvolgente caratterizzano l’incontro/visione dello spettacolo Il Canto degli alberi diretto da Enrico Casale, su testo di Antonio Moresco, e realizzato con gli studenti e le studentesse di alcuni istituti superiori spezzini, coinvolti nei laboratori “No Recess – Niente intervallo” (condotti per la parte teatrale da Casale e da Alessandro Ratti per quella di scenotecnica e scenografia).
Prezioso evento collaterale è la presentazione del libro di Moresco, da parte dello stesso autore in conversazione con Renato Bandoli.
Antonio Moresco scrive il testo Il Canto degli alberi durante quel periodo che tutti ricordiamo come il Primo Lockdown. Molti spettacoli visti in questi mesi affondano lì le proprie radici. Si tratta spesso di opere che vanno nella direzione di un’indagine introspettiva, quasi che a chiudere le porte dell’esterno, la direzione naturale, e quindi facile, diventasse quella verso l’interno, quella dell’ascolto dell’io e del dialogo con sé (direzione spesso insidiosa e disseminata di trappole.
Moresco ci rende partecipi di una piccola trasgressione compiuta in quel periodo di forzato isolamento: passeggiate notturne per una Mantova disabitata (subito fermate e riversate su carta nelle successive scrittura mattutina). Prende così vita Il Canto degli alberi, libro fatto di figure, dialoghi, incontri, animazioni. Si tratta di alberi che, se ascoltati, possono raccontare ciascuno la propria storia, alberi incredibili, partecipi delle strutture mentali umane perché conviventi con esse, ormai interconnessi, mutati, pronti al cambiamento eppure ancora depositari delle memorie del mondo.
Enrico Casale riproduce in maniera sapiente la struttura di questo viaggio, un viaggio attraverso uno spazio onirico e atemporale, proiezione mentale resa concreta e materica, che da subito si configura come quei sogni più reali del reale la cui impressione perdura per anni indelebile nella memoria.
Coro e coralità, voci assembrate, corpi che si ritrovano, si toccano, si confondono. Quello che c’era bisogno di vedere e voglia di fare dopo questi difficili anni pandemici.
Un viaggio profondo verso territori ignoti quello che viene proposto agli spettatori condotti dai ragazzi lungo un percorso fatto di stazioni, dialoghi, personaggi, ambienti visivi e paesaggi sonori. È un umano che pone le domande agli alberi e loro rispondono per quello che sono, ciascuno nella diversità della propria storia.
Lo spazio del Dialma Ruggiero viene vissuto, attraversato, aperto, ridefinito tra interno ed esterno, tra costrizione e libera scelta. Piace la cura del dettaglio, la pulizia e lo straordinario lavoro di tutti gli studenti e le studentesse coinvolti, coro e solisti di un canto profondo e suggestivo.
Nella costruzione degli oggetti, come nella resa della parola di cui gli studenti si fanno portatori, piacciono la cura e l’attenzione al particolare, si riconosce quel codice del fare teatro che nulla lascia al caso, nemmeno la casualità, e che porta a trovare facili anche le imprese più complesse. Meraviglioso artificio del teatro, luogo di creazione e verità.
Sul finale è lo stesso Moresco a chiudere il cerchio e a compiere il rito: il seme è tornato alla terra.
Play the Critic
7 maggio (20.00)
“Play The Critic” - giornale di critica (presentazione).
Ho tra le mani Play the critic, il giornale di critica teatrale e risultato del laboratorio condotto da Strategemmi – Prospettive teatrali con gli studenti del Liceo Artistico e Musicale Cardarelli di La Spezia.
Leggermente in anticipo sull’orario di inizio della presentazione, riesco a “rubare” un po’ di quel prima dell’evento carico di attese e rifiniture, già partecipe di quello che accadrà. E così li intravedo, gli studenti e le studentesse del laboratorio di critica teatrale, intenti a trasformare alcuni A3 appena arrivati – ci piace pensare freschi di stampa – in altrettante copie di Play the Critic. Al loro fianco, Maddalena Giovannelli (Stratagemmi).
Pochi minuti, poi possiamo prendere posto e ricevere subito la nostra copia del giornale. Lo sguardo corre veloce tra recensioni, interviste, fotografie e disegni. A casa ci sarà il tempo di una lettura approfondita, mi dico. Intanto Maddalena Giovannelli ha preso la parola, sta introducendo il laboratorio. Racconta di come siano stati individuati 4 spettacoli all’interno della stagione di Fuori Luogo (Entrelinhas di Tiago Rodriguez, I sentimenti del maiale di Licia Lanera, Questo è il tempo in cui attendo la grazia di Fabio Condemi, Ottantanove di Frosini / Timpano), del momento successivo allo spettacolo, quello della chiacchierata con gli attori, della bellezza di uno sguardo leggero e morbido come è stato quello dei giovani critici, curiosi di lasciarsi attraversare e spostare dall’ evento teatrale, e della redazione delle recensioni. Intanto, come attratta da una calamita, giro e rigiro tra le mani il pieghevole, mi perdo negli articoli e sprofondo in queste riflessioni. Sono recensioni, illustrazioni e interviste, non solo agli attori reali degli spettacoli, ma anche a personaggi evocati durante gli spettacoli, come quelle a Curt Cobain e Pier Paolo Pasolini. Vere e proprie interviste impossibili. Poi parlano loro, i ragazzi e le ragazze. Mi sorprendo a pensare che sono giovani e belli, che il loro sguardo è puro e che è meraviglioso saperli immersi nel teatro. Le recensioni sono collettive – ci spiegano – firmate da più redattori, e questo non è sempre stato facile (come noi dell’Oca sappiamo bene), ma il confronto che ne scaturiva – ci dicono – portava la riflessione ancora più in profondità. Dove non è stata possibile una convergenza, come per lo spettacolo di Tiago Rodriguez, ecco comparire due visioni, opposte e complementari: le ragioni del sì e le ragioni del no.
Ci fermiamo perché alcuni ragazzi devono prepararsi, tra poco saranno in scena con la seconda replica de Il Canto degli alberi.
Riprendo in mano il pieghevole. L’occhio cade sulla prima intervista, quella che è stata fatta a loro, ai ragazzi. È un’unica domanda, la stessa per tutti: “Cosa ti aspetti prima che si apra il sipario?”
“Pace: ciò che trovo è pace. Il resto del mondo non esiste più: entro in un’altra dimensione.
Libertà: tutto ciò che succede su quel palco è pura libertà.”
[…] “Non aspetto altro che un’armonia interiore, quella sensazione che solo uno spettacolo teatrale è in grado di regalare.”
Non siamo niente, saremo tutto.
9 Maggio (11.30)
Pratiche e percorsi di partecipazione nelle arti performative (Tavola rotonda)
Una tavola rotonda per addetti ai lavori e interessati accompagna la presentazione del Progetto Internazionale di teatro partecipativo Non siamo niente, saremo tutto.
Il progetto, ideato e voluto da Gli Scarti e ZONA K di Milano e vincitore del bando nazionale Art Waves (bandi Compagnia di San Paolo), si configura come un laboratorio di teatro urbano aperto ai cittadini spezzini, persone del territorio da coinvolgere in una grande performance sul tema del lavoro e dei suoi cambiamenti conseguenti l’esperienza pandemica. Il laboratorio sarà condotto da Jens Hillie, dramaturg del Gorki Theatre di Berlino, e Alessandro Renda del Teatro delle Albe di Ravenna.
La chiamata di partecipazione al laboratorio è rivolta ai lavoratori del mondo della scuola (personale scolastico e studenti), della sanità, del mondo della ristorazione, del delivery e del commercio, e a chiunque voglia dare il proprio contributo al progetto rispetto alle tematiche proposte.
Un incontro settimanale per un totale di 4/6 incontri, per poi ritrovarsi in un momento performativo di restituzione del lavoro alla città e alla comunità.
Ma cosa comporta questa apertura del lavoro?
Come salvaguardare la profondità del percorso nel momento in cui avviene questa apertura?
A che punto arriva lo sguardo? E se seguisse tutto il progetto?
Queste alcune delle domande intorno alle quali Maddalena Giovannelli e Alessandro Iachino (Stratagemmi) hanno condotto i partecipanti alla tavola rotonda. Una tavola rotonda ricca di spunti, chiusura perfetta di una due giorni intensa e ben curata che ha visto convergere energie e sguardi provenienti dal territorio di La Spezia e dalla scena teatrale contemporanea.
Tra gli intervenuti Valentina Picariello e Renata Viola (Zona K), Alessandro Renda (Teatro delle Albe), Enrico Casale e Andrea Cerri (Scarti), Michele Altamura (Vico Quarto Mazzini), Giuseppe di Lorenzo (Altre Velocità), ciascuno testimone della propria esperienza e portatore di una riflessione che, attraverso le diverse pratiche laboratoriali, ritornava a un punto fondamentale, quello riguardante l'identità del pubblico: se il pubblico che interviene è specchio di chi agisce la scena, e se gli attori provengono da contesti differenti, ecco che si attivano pubblici diversi, a conferma che l’atto teatrale è ancora e sempre sentito come atto comunitario, momento della comunità per la comunità.
E qui ritornano gli elementi di pregio del lavoro condotto dalla compagnia spezzina in questi dieci anni di attività: qualità dell’offerta e cura del pubblico.
Quasi che Gli Scarti abbiano messo a progetto l’utopia di un Teatro per tutti e di tutti, di un Teatro che cambia e scuote, capace di ridare un senso alle cose e ricondurci a noi stessi.
E la sensazione finale è che, di stagione in stagione, di laboratorio in laboratorio, questo progetto sia diventato realtà.
Canto degli Alberi
Antonio Moresco Laboratori No Recess/Gli Scarti
di Antonio Moresco - dal libro “Canto degli Alberi”, Aboca ed., 2020 regia di Enrico Casale progetto a cura di Renato Bandoli, Enrico Casale, Alessandro Ratti con la collaborazione di Francesco Gabrielli, Damiano Grondona, Simone Benelli con Antonio Moresco, Alessandra Dall’Atti e gli Studenti delle Scuole Superiori della Spezia (l’IISS Liceo Artistico e Musicale Cardarelli, Liceo Scientifico Pacinotti, Liceo Mazzini) progetto audio Fabio Clemente e Niccolò Menegazzo / disegno luci Daniele Passeri si ringraziano particolarmente l’IISS Liceo Artistico e Musicale Cardarelli, la Dirigente Sara Cecchini e le docenti Valentina Faconti e Barbara Steri
La direzione artistica del progetto Non siamo niente, saremo tutti è di Jens Hillie (drammaturgo Leone d'oro alla Biennale 2019, del Gorki Theatre di Berlino) e di Alessandro Renda - Teatro delle Albe di Ravenna - in collaborazione con Gli Scarti/Fuori Luogo La Spezia e ZONA K Milano.
Fotografie Francesco Tassara
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