“Vecchio misterioso, e se venissi con te? / Accompagneresti i miei canti col tuo organetto?” Wilhelm Müller. La difficoltà di adattamento di un ciclo liederistico in un balletto moderno è probabilmente la sfida che ha attratto il coreografo Angelin Preljocaj nel tradurre i 24 lieder di Franz Schubert nel linguaggio della danza contemporanea. Il ciclo Winterreise, su liriche di Wilhelm Müller, narra il viaggio nell'inverno di un amante abbandonato; peregrinazioni reali e metaforiche insieme, ammantate di tragico romanticismo, che naturalmente si trasforma in morbosa ossessione. La difficoltà è quindi molteplice: si tratta da una parte di rendere adeguatamente con gli strumenti espressivi della danza una musica fatta da soli piano e voce; dall'altra di conservare le emozioni proprie dello spirito del tempo a cui appartiene questa composizione di Schubert e l'opera di Müller. La soluzione scelta dal coreografo è quella di asciugare la turgidità lirica, abbracciando certe scelte che erano già in origine del musicista: Schubert stesso si era trovato a suo tempo di fronte al problema dell'adattamento di quella che in partenza era un'opera poetica. La fedeltà all'originale è problematizzato scenicamente dallo scivolo che connette il palco con la buca dell'orchestra dove cantante e pianista restano per quasi tutta l'esecuzione. Quando Thomas Tatzl sale in palcoscenico a metà circa dell'opera, sempre rivolto allo spettatore, pare interrogarci non solo sul rapporto tra musica e danza - i ballerini lo circondano in una nuvola di movimento -, ma anche sulla dialettica tra musica e parola. La risposta di Preljocaj sembra essere una riflessione sulla trasformazione della sensibilità romantica nei secoli che separano Schubert dalla sua messinscena in forma di balletto. L'ossessione morbosa che permea il testo di Müller giunge a noi in una forma addomesticata, quasi innocua. Questa versione di Winterreise sublima la tetraggine dell'amore romantico in una sorta di esposizione ritualizzata, mediata e simbolica. L'elemento catartico è azzerato perché lo stesso racconto diventa metaforico, levigato in una bellezza che pare inautentica di fronte alla disperazione del testo. Ma questa trasposizione probabilmente dice più dei nostri tempi scettici che delle scelte coreografiche. D'altra parte se ogni opera è figlia del suo tempo, questo vale tanto per i componimenti poetici di Müller che per la coreografia in questione. L'apparato tecnico del balletto è di prim'ordine. I ballerini emergono dalla cenere che ricopre il palcoscenico per farci assistere a ricercate sequenze in equilibrio tra forza ed eleganza. Qualche sbavatura di sincronizzazione nelle scene affollate non toglie molto alla capacità di affascinare. Una menzione particolare va alle luci curate da Eric Soyer. L'ultimo quadro del balletto si compie sulle note de L'uomo dell'organetto. Il protagonista, stremato dopo un lungo peregrinare senza meta nel gelo del cuore e dell'inverno, incontra un vecchio misterioso che nonostante tutto continua a suonare il suo organetto. Lo implora di portarlo con sé per accompagnare i suoi canti con lo strumento, come a dire che forse tutta l'ossessione amorosa e la costruzione romantica non avevano altro scopo che fornire materiale cantabile per un artista di strada. Elementi di pregio: reinterpretazione senza illusioni dell'originale schubertiano; sentita performance di Thomas Tatzl; menzione particolare per le luci di scena. Limiti: qualche sbavatura nella coordinazione delle scene d'assieme; una certa monotonia di fondo dovuta più all'originale che alla trasposizione. Winterreise Franz Schubert op. 89 D 911 Ciclo liederistico su liriche di Wilhelm müller Visto al Teatro alla Scala mercoledì 31 gennaio 2019 Nuova produzione Teatro alla Scala Prima rappresentazione assoluta Coreografia Angelin Preljocaj Assistente coreografo Claudia De Smet Scene Constance Guisset Luci Eric Soyer Costumi Angelin Preljocaj Basso-baritono Thomas Tatzl Pianoforte James Vaughan Interpreti Antonella Albano, Alessandra Vassallo, Stefania Ballone, Chiara Fiandra, Agnese Di Clemente, Giulia Lunardi, Benedetta Montefiore, Marco Agostino, Christian Fagetti, Matteo Gavazzi, Marco Messina, Eugenio Lepera, Andrea Risso
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