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Giulia Rocchi

"Witch is", but could be more


Un grido all’improvviso nel buio. “Buh! Vi ho fatto paura?”: LANDI/MIGNEMI/PARIS sanno come prendersi la scena e cominciano l'iniziazione del pubblico di Hystrio Festival 2024 come in un incubo da bambini, che viene esorcizzato immediatamente dalla domanda logica e terribile: vi facciamo paura?

Witch is, progetto finalista al bando Regist* Under 35 della Biennale Teatro di Venezia 2022, si muove in equilibrio tra Storia e storie, cucendo il racconto dei processi alle streghe cinquecenteschi sui corpi delle donne di oggi, in una fiaba crudele e incalzante che si aggrappa all'immaginazione dello spettatore fino alla fine. 


WitchIs_AlessandroBotticelli
Foto di Alessandro Botticelli

La scena è quella di un concerto: microfoni, un amplificatore, una chitarra elettrica e una loop station. Le streghe sono tre e portano con fierezza i meravigliosi costumi di Rossana Gea Cavallo, che già da soli ci urlano addosso tutta la storia. Sono antichi e anneriti, irrigiditi da corsetti e gorgiere, con il bordo della gonna in fiamme di un rogo che ha consumato migliaia di vite e da allora non si è mai spento.

Il testo, a tratti dichiarativo, a tratti immaginifico e poetico, trova i suoi momenti più interessanti proprio nella dimensione di gioco e di fiaba. La terrificante randomicità delle accuse e delle delazioni all’interno dei tribunali dell’Inquisizione diventa una potentissima conta che tutte le volte trova una vittima diversa, sempre donna, sempre innocente. 


Mignemi seguendo il cammino tracciato da Silvia Federici, antropologa femminista e marxista che in Calibano e la Strega ricostruisce la storia spezzata delle donne e del loro primo genocidio, collega immediatamente la caccia alle streghe all’accumulazione originaria che il neonato sistema capitalistico operò sui corpi delle donne, per disciplinarli, piegarli e spezzarli come monito per la società intera. Il momento più commovente dello spettacolo è, infatti, il doppio interrogatorio a una vedova guaritrice di allora e a una ragazza di oggi che vuole abortire. Le domande vengono poste in modo apparentemente casuale e pacato, ma mirano a confondere le due donne, a farle cadere in errore, a farle confessare colpe che non hanno. Perchè sei sola? Com’è morto tuo marito? Perchè non aspetti ancora un po’? Perché non hai figli? Perché non ne vuoi? Chi ti ha insegnato quello che sai? Le voci delle prigioniere si incalzano e si intrecciano, spacciate fin dall’inizio, inascoltate, ispezionate morbosamente da chi vede la devianza dalla norma come una minaccia, come erbaccia da bruciare. 


WitchIs_AlessandroBotticelli
Foto di Alessandro Botticelli

Le tre streghe non lasciano un attimo di respiro, restituendoci con forza la realtà di carne che sta dietro ai racconti canonizzati dalla storia come incidenti terribili di un periodo oscurantista. Sono le nipoti delle donne che sono sopravvissute e fanno bene il loro mestiere, infestando la scena con le anime delle vive e delle morte attraverso un sapiente uso della musica di Andrea Centonza e dei tempi teatrali, in uno spettacolo prismatico e coinvolgente. Soltanto verso la fine, il testo si perde nei propri giochi di parole e si disgrega allontanandosi dal racconto. Trova dei momenti divertenti nella scena in cui due ragazze si confrontano con la crudeltà del proprio specchio prima di uscire di casa e nelle canzoni interpretate a turno dalle attrici, ma perde forza e presa emotiva, lasciando da parte le voci delle sue donne per arrivare ad una conclusione archetipica e universale. 

Le streghe si spogliano piano piano di tutti gli spigoli e delle costrizioni dei costumi, per dirci che riconoscono il posto dove sono arrivate, che ci sono già state. sempre state e continuano ad esserci e noi siamo con loro, ma ci sarebbe piaciuto sbirciare un po’ di più attraverso il sipario delle vite di queste donne. Di testimonianze, di racconti, di voci ce ne sono da riempire uno spettacolo di due ore e sarebbe stato bello vederne ancora, per sentirci bruciare più forte sulla pelle l’urgenza di un riflessione politica sulla storia e sul presente, senza che ci venga detto di farlo. 


Elementi di pregio: Nel complesso lo spettacolo è ben congeniato nel ritmo e nei cambi che  guidano lo spettatore attraverso il racconto senza mai abbandonarlo. La messa in scena scarna ma evocativa, plasmata dai corpi delle attrici e dai costumi, apre all’immaginazione ed è capace di proiettarci attraverso le epoche e fuori dal tempo. 


Limiti: La struttura del testo appare eccessivamente episodica, alternando momenti di racconto approfonditi ed emotivamente coinvolgenti ad altri decisamente meno strutturati e più programmatici. Sarebbe stato interessante entrare più a fondo nel doppio dialogo tra le streghe e le donne contemporanee, dando spazio alle loro voci che da sole sono già in grado di suscitare le riflessioni dalle quali nasce il testo, legandosi emotivamente alla storiografia e lasciandoci con l’impressione di aver condiviso con loro e attraverso di loro il nostro dolore.


Visto al Teatro Elfo Puccini nell'ambito del Premio Hystrio 2024 il 18 settembre 2024


Progetto di LANDI/MIGNEMI/PARIS

drammaturgia di Francesca Mignemi

regia di Virginia Landi

costumi di Rossana Gea Cavallo

musiche e sound design di Andrea Centonza

con Giorgia Iolanda Barsotti, Eleonora Paris, Cristiana Tramparulo

Produzione IL TEATRO DELLE DONNE

Con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana Armunia-CapoTrave/Kilowatt e Z.I.A. –Zona Indipendente Artistica

Progetto finalista al bando Regist* Under 35 della Biennale Teatro di Venezia 2022Progetto titolare di residenza Capotrave/Kilowatt 2023Debutto Avamposti Teatro Festival settembre 2023 – Firenze.

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oca, oche, critica teatrale
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